Di Edoardo Russo, socio AIB (Associazione Italiana Betta)

Ci sono voluti ben 4 anni per recuperare questi pesci… Quattro anni in cui ho cercato di farmi le ossa con altri Betta incubatori orali, ma purtroppo con risultati onestamente scarsi.

Tanto che, quando infine una amica olandese me li ha passati, mi sono trovato preso dall’ansia, anche a causa delle poche e a volte discordanti informazioni reperibili sulle modalità di allevamento.

E invece: mai avuto nella mia tutto sommato breve esperienza acquariofila così tante soddisfazioni ed in così poco tempo! Evidentemente sono proprio i pesci che fanno per me! E per questa ragione ho accolto con piacere l’invito di Lorenzo Tarocchi a scrivere su di loro per il bollettino di Acquari Naturali: mi piacerebbe molto che altri appassionati possano andare incontro a queste soddisfazioni.

Ma partiamo con ordine: i Betta rubra provengono dal complex che porta il loro nome e condividono assieme ai loro stretti “cugini” Betta dennisyongi. Prima del 2013 la distinzione tra queste due specie non era ancora stata fatta, ed addirittura i Betta rubra erano stati provvisoriamente inseriti nel foerschi complex. (1)

Sono stati scoperti ormai molto tempo fa da un naturalista italiano, tale Alberto Perugia, che ne ha descritto i primi esemplari rinvenuti nell’ormai lontano 1893 nei pressi del lago Sibolga, nella zona nord ovest di Sumatra, dal dott. Elio Modigliani del Civico Museo di Storia Naturale di Genova.

Nonostante la scoperta in tempi remoti e la loro bellezza, questi pesci per un lunghissimo periodo non sono stati disponibili nel mercato acquariofilo perché la zona di ritrovamento è stata soggetta a continue azioni di guerriglia tra la popolazione locale, che lottava per l’indipendenza della regione dell’Aceh, ed il governo centrale indonesiano. Per questa ragione i primi esemplari sono comparsi in Europa solamente a partire dal 2005, a più di un secolo di distanza dalla loro descrizione, in seguito alla firma della pace tra il GAM (Movimento per l’Aceh libero) ed il governo di Giacarta.

E questa digressione mi permette di introdurre un argomento importante: la distribuzione territoriale limitata ad una manciata di località nel nord-ovest di Sumatra, proprio nella regione dell’Aceh, il che lo rende una specie classificata come “Endangered” (= a pericolo) secondo la classificazione della IUCN Red List.

(Isola di Sumatra)

L’habitat più tipico consiste nelle cosiddette “peat swamps”, ovvero torbiere, che nella regione dell’Aceh sono state e tuttora vengono in larga parte bonificate per fare spazio alle piantagioni di palme da olio o per permettere l’espansione delle città di questa zona caratterizzata da una densità abitativa elevata. Betta dennisyongi, invece, è stato trovato poco più a sud, tanto in torbiere che in corsi di acqua chiara lenti e fangosi.

Peat Swamps di Sumatra

Resti della Peat Swamp di Singkil, ormai in disseccamento, in cui sono stati reperiti alcuni esemplari di Betta rubra

Morfologicamente si presenta come un piccolo incubatore orale di lunghezza media pari a 4-5 cm, con un corpo piuttosto robusto se confrontato ad altri Betta ancestrali, pinne la cui forma può variare sensibilmente a seconda della zona di provenienza, ed un dimorfismo sessuale evidente.

I maschi presentano una colorazione molto più appariscente rispetto alle femmine, con dei fianchi colore rosso vivo attraversati da un numero variabile di bande verticali di colore nero. Presentano anche numerose macchie scure sul muso di cui le più grandi sono poste in posizione retro orbitale e suborbitale. Proprio la disposizione di queste macchie e la loro dimensione in genere è utilizzata per distinguere Betta rubra da Betta dennisyongi, sebbene non si tratti di una discriminante sicura (per avere certezza totale sarebbe necessario contare le vertebre con una radiografia o effettuare una analisi genetica). Le femmine invece, seppur di dimensioni simili, presentano una colorazione molto più mimetica, con una base uniforme di colore grigio-beige ed una ampia e scura linea continua sul fianco. Le macchie sul muso sono presenti in numero inferiore e molto meno evidenti rispetto al maschio.

Una curiosità riguarda una caratteristica che inizialmente mi ha fortemente disorientato: in questa specie tanto i maschi quanto le femmine presentano una evidente papilla genitale.

La località di provenienza dei miei riproduttori è “Banda Aceh”, nell’estremo nord ovest di Sumatra, e rispetto ad esemplari di altra provenienza che ho potuto vedere dal vivo risultano leggermente più grandi e presentano una caudale con una marcata forma a spillo, tanto nei maschi che nelle femmine.

Maschio adulto di Betta rubra “Banda Aceh”
Dimorfismo sessuale

Durante il periodo riproduttivo la livrea dei maschi diventa veramente spettacolare! Purtroppo non è così facile vederli in queste condizioni, perché, come spesso succede nei Betta incubatori orali, per questa tipologia di pesci sembra vigere una sorta di “matriarcato”.

A differenza dei costruttori di nido di bolle, le femmine sono molto più coraggiose ed intraprendenti rispetto ai maschi e quindi si fanno vedere con molta più facilità soprattutto quando arriva il momento della pappa! I maschi invece cercano un nascondiglio e da lì escono per qualche occasionale parata (assolutamente non cruenta) nei confronti di altri maschi o delle femmine, per poi tornare subito a nascondersi.

Il loro comportamento schivo diventa ancora più evidente durante i giorni successivi alla riproduzione. Betta rubra, infatti, è un incubatore orale, e questo significa che dopo il classico rituale dell’abbraccio tipico degli anabantidi, che per questa specie avviene di norma sul fondo della vasca ed in zona riparata, il maschio prende in bocca le uova fecondate immagazzinandole nella specifica sacca golare. A questo punto, per due settimane circa, il maschio resterà sostanzialmente nascosto incubando le uova nella sua bocca, che avrà preso una forma molto specifica visibile nelle foto di cui sotto. La livrea in questo periodo risulterà meno accesa per facilitare il mimetismo in un momento di particolare vulnerabilità.

Conformazione della testa del maschio e colorazione durante la incubazione

Dovete pensare infatti che durante tutto questo periodo il maschio non avrà occasione di nutrirsi, pertanto, quando al termine dell’incubazione avrà rilasciato mediamente 10 – 20 avannotti perfettamente formati ed atti al nuoto, risulterà sensibilmente indebolito da un digiuno così prolungato.

Per questa ragione la configurazione ideale è quella del “reverse trio”, ovvero un rapporto di 2 maschi per ogni femmina presente in vasca. Le femmine, in genere molto propense ad accoppiarsi a “ripetizione”, potranno così rivolgere le loro attenzioni a maschi diversi, dando la possibilità di recuperare le forze ai neo padri.

Ora alcuni di voi penseranno: come faccio a gestire diversi maschi di Betta in una sola vasca? La risposta, tanto semplice quanto probabilmente inaspettata è la seguente: dimenticatevi i costruttori di nido di bolle! Sotto diversi aspetti questi pesci sono davvero differenti rispetto ai loro più noti parenti appartenenti al complesso splendens.

A titolo di esempio:

  • I maschi non litigano tra di loro, al massimo si esibiscono in qualche breve e scenografica parata.
  • Il comportamento degli adulti è molto più schivo, motivo per cui è fortemente consigliato l’allevamento in mono specifico.
  • Non mangiano in superficie, ma a centro vasca oppure sul fondo.
  • Non li ho mai visti una singola volta salire in superficie a prendere una boccata d’aria.
  • Non solo gli adulti non predano gli avannotti, ma nemmeno i giovanili lo fanno.
  • Come già detto, a comandare sono le femmine e non i maschi.
  • Gli avannotti, quando vengono rilasciati dal padre, sono lunghi già 5-6 mm e sono perfettamente in grado di nutrirsi con naupli di artemia, cisti decapsulate, o addirittura (seppure con qualche buffo sforzo) di grindal worms.

Come avrete già capito, un pesce con queste caratteristiche si presta davvero bene all’allevamento in colonia, una volta predisposta una vasca correttamente allestita!

Ed ora arriviamo quindi al dunque: come prepararsi ad allevare questo bel pesce? Io ho allestito una vasca 60×30 cm con un grosso legno maturo coperto di muschio di Java e microsorum, sullo sfondo ho messo qualche mazzetto di eleocharis ed in superficie piante galleggianti in abbondanza per schermare la luce. Filtrazione ad aria, per evitare di aspirare gli avannotti, sabbia fine inerte sul fondo (una mia fissazione per facilitare la periodica pulizia dal materiale vegetale in decomposizione). Su un lato ho avuto la pensata di creare una sorta di “nicchia di amore” appoggiando delle pietre sul legno in modo che creassero un rifugio sicuro sul fondo, ma con un paio di fori da cui poter osservare gli accoppiamenti. A livello di acqua ho provato ad adottare una soluzione che non fosse troppo distante dalle caratteristiche delle torbiere, ma senza estremizzare i parametri al fine di ottenere comunque una gestione semplice, compatibile con una filtrazione standard: mix di 50% di acqua di osmosi e 50% di acqua di rubinetto (attenzione, però, la mia è molto tenera!) con una buona quantità di estratto di catappa. Risultato: kH circa uguale a 2 e ph = 6,5, colore leggermente ambrato.

Con una vasca così allestita, quando finalmente ho liberato i 5 esemplari adulti ricevuti (tre maschi e due femmine), ho osservato da lontano il loro ambientamento, come dicevo inizialmente, pieno di apprensione (ricordate che li ho cercati ovunque per diversi anni…). Il risultato? Il giorno dopo la liberazione in vasca i pesci si stavano già accoppiando proprio nella alcova appositamente realizzata! E dopo qualche mese mi sono trovato a gestire, senza particolari difficoltà, una settantina di pesci di varie dimensioni, tutti in quell’unica vasca

In più occasioni, infatti, si sono verificate incubazione simultanee da parte di più maschi.

Mi piacerebbe davvero molto che altri appassionati si cimentassero in una esperienza di allevamento così appagante oltre che utile a livello ecologico, considerando il rischio di estinzione che questa specie si trova a fronteggiare (2-3). Pertanto mi trovate a vostra completa disposizione, sia per la distribuzione di pesci che per informazioni e consigli sull’allevamento, sul forum di AIB ed agli eventi a cui la nostra associazione parteciperà!

Vi lascio alcuni links utili e fotografie:

Avannotti appena rilasciati
Vita in colonia! (Notare alcuni giovani maschi che iniziano a colorarsi)
Abbracci nella “alcova”

Links utili:

Sito AIB: www.aibetta.it

Forum AIB: https://forum.aibetta.it/

Sito Acquari Naturali: https://www.acquarinaturali.it/